Laser Vascolari – (KTP, Pulsed Dye Laser, Nd:YAG a impulso lungo)

Si ricorre al trattamento con i laser vascolari nel caso di teleangectasie e angiomi piani.

Le teleangectasie sono dilatazioni dei vasi sanguigni del derma superficiale presenti sia sulla cute che sulle membrane mucose. Possono essere congenite e/o ereditarie o, come accade più frequentemente, acquisite.La loro presenza può non essere significativa quando rappresenta solo un problema estetico, ma può anche essere segnale di gravi malattie sistemiche.

Nel caso delle teleangectasie acquisite, dette secondarie, le cause più frequenti della loro insorgenza sono: la rosacea, i disturbi epatici, la gravidanza, la prolungata terapia steroidea e il danno attinico ovvero causato dal sole.

Distinguiamo quattro tipi di teleangectasie:

1. capelli d’angelo (un reticolo dal colorito rosa o bluastro, presenti sulla cute degli arti inferiori)

2. angioma stellare o spider nevus (caratterizzato da un punto centrale rosso vivo con diramazioni che si svuotano e impallidiscono se la zona centrale viene compressa, riscontrabili in gravidanza, nei bambini e nei paziente epatopatici)

3. macula teleangectasica (una chiazza piana, rosa o rossa, compatta o omogena, con contorni netti e ben definiti)

4. papula teleangectasica (rilevata ovvero sporgente)Gli angiomi piani sono neoformazioni rosso-brunastre pianeggianti o parzialmente in rilievo localizzate spesso a livello del volto, tronco, arti inferiori e talvolta presenti fin dall’infanzia.

 

Applicazione Laser Vascolare

Il sistema laser più adatto per gli angiomi piani è il Pulsed Dye Laser, con questo tipo di laser è possibile danneggiare solo la struttura vascolare dell’angioma che viene così gradualmente rimosso senza esiti cicatriziali e con risultati estetici buoni.

Per le teleangiectasie del volto il laser migliore è il KTP (532 nm) mentre per quelle degli arti inferiori è laser Nd:YAG a impulso lungo.

È necessario prima della seduta che sia il paziente che il medico indossino occhiali protettivi specifici.

Prima dell’emissione della luce laser viene raffreddata la zona da trattare mediante un sistema di raffreddamento.Il paziente può avvertire durante il trattamento un lieve bruciore o talvolta una sensazione paragonabile ad un colpo elastico sulla pelle.

Il trattamento viene effettuato sulle lesioni vascolari presenti al momento, ma questo non esclude la comparsa, a distanza di tempo, di nuove lesioni.

 

Decorso Post Laser

Immediatamente dopo la seduta con il Pulsed Dye Laser per angioma piano, la cute sana circostante si presenta lievemente eritematosa mentre l’angioma assume un’evidente colore blu-nerastro denominato a canna di fucile. L’arrossamento della cute sana si risolve in circa 48 ore, mentre la porpora regredisce in circa 15 giorni e l’angioma piano inizia a schiarirsi.

Dopo la seduta con laser KTP o Nd:YAG per teleangectasie possono presentarsi lievi e transitorie irritazioni (reazioni eritemato-edematose) e piccole croste superficiali che regrediscono senza esito in qualche giorno.Si consiglia l’applicazione di una crema antinfiammatoria e una crema solare ad alta protezione per alcuni giorni.

 

Durata del Trattamento

La durata di ogni trattamento è di circa 20 minuti. Solitamente sono necessarie più sedute per ottenere un buon risultato. Le sedute vengono effettuate ogni 3/4 settimane circa per un totale di 3-6 sedute.settimane circa per un totale di 3-6 sedute.



Laser CO2 Chirurgico con tecnologia frazionale un nuovo passo verso la perfezione della chirurgia laser

Il laser CO2 a tecnologia frazionale è il capostipite di una nuova generazione laser a CO2. Alte potenze di picco, in regime pulsato consentono il controllo della profondità di vaporizzazione dei tessuti biologici, il danno termico a carico delle strutture circostanti è così ridotto al minimo. Lesioni dermatologiche tipiche, quali  cheratosi attiniche, cheratosi seborroiche, etc possono essere trattate con risultati ottimi anche da un punto di vista estetico.

Inoltrequesto apparecchiograzie ad uno scanner gestito da uno specifico software consente di ottenere una scansione di tipo frazionale (precisa e a piccoli spots), in modo tale che oltre ad  un effetto ablativo molto superficiale, stimola sia la formazione che la contrazione di collagene ottenendo così due importanti risultati:

 

  • riduzione delle rughe e delle pigmentazioni cutanee
  • miglioramento della lassità cutanea.

 

Lo skin resurfacing con laser CO2 per il trattamento del fotoinvecchiamento del volto consentiva risultati ottimi, ma  talora un post-trattamento (downtime) piuttosto lungo e con possibili complicanze (pigmentazioni post-infiammatorie, milia, eritema prolungato, cicatrici).

Con il ricorso alla tecnologia frazionale è possibile ridurre il downtime ed i rischi successivi al trattamento del fotoinvecchiamento con metodologie laser. Utilizzando lo scanner con la funzione specifica DOT è così possibile ottenere un ringiovanimento minimamente invasivo e con tempi di recupero molto brevi. Le indicazioni principali del Laser CO2 Chirurgico a tecnologia frazionale sono quelle del:

 

  1. Fotoinvecchiamento (riduzione delle rughe, trattamento delle discromie)
  2. Esiti cicatriziali

 

Trattamento di lesioni dermatologiche tipiche, quali cheratosi attiniche, cheratosi seborroiche, etc.


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Il laser a CO2 è costituito da una miscela di anidride carbonica, azoto ed elio.

Può essere utilizzato sia come coagulatore che come apparecchio da taglio chirurgico senza provocare eccessivo sanguinamento grazie alla coagulazione dei capillari.

Estese papillomaotsi orali, condilomatosi, cheratosi attiniche, verruche volgari (i cosiddetti porri), verruche piane, cheratosi seborroiche, fibromi penduli, xantelasmi possono essere trattati con successo e generalmente con buon risultato estetico.

I trattamenti laser sono ambulatoriali e possono essere eseguiti sia su bambini sia su pace maker (con il laser non si utilizza corrente elettrica sulla pelle).

 

Applicazione Laser a CO2

È necessario prima della seduta laser che sia il paziente che il medico indossino occhiali protettivi specifici.In relazione alla lesione da trattare è possibile eseguire la terapia laser anche senza anestesia cutanea poiché è possibile regolare il dosaggio del laser in modo da causare soltanto un piccolo fastidio. Comunque, se necessario, è possibile applicare una crema anestetica che elimini la sensazione dolorosa.

Il laser vaporizzando le lesioni senza contatto tra lo strumento e la pelle (il raggio viene emesso da un manipolo distanziato dalla cute) garantisce una estrema sterilità dell’operazione.

 

Decorso Post Laser

Dopo l’intervento laser rimane una piccola abrasione che si risolve nel giro di pochi giorni con opportuna terapia topica.

Si consiglia anche l’applicazione di una crema solare ad alta protezione nel caso di aree cutanee foto esposte.


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Intolleranza alimentare è il nome che genericamente viene dato alle cosiddette reazioni avverse agli alimenti.

 

Ad eccezione delle intolleranze propriamente dette, cioè quella al lattosio e quella al glutine, le altre intolleranze rappresentano un fenomeno legato all’eccessivo consumo di un alimento al quale il nostro organismo è sensibile.

 

Contrariamente alle allergie alimentari, i cui sintomi si manifestanosubito dopo il contatto con quantità anche minime dell’alimento al quale siamo allergici, nel caso delle intolleranze alimentari i sintomi compaiono solo a seguito di un consumo massiccio (e comunque frequente) di un dato alimento al quale si è sensibili e comunque possono comparire anche da 2 a 72 ore dopo la sua assunzione.

 

E’ comunque necessario sottolineare che queste forme di intolleranza, pur potendo essere causa di fastidi rilevanti (mal di testa, problemi intestinali, dermatiti, etc.), rappresentano un problema risolvibile mediante un intervento mirato sull’alimentazione, volto essenzialmente a capire quale alimento possa essere la causa del malessere.

Dunque, di per se, all’intolleranza deve essere data il giusto peso in quanto con una alimentazione corretta si tratta di un problema risolvibile.

Tutto ciò a patto che si riesca ad intervenire per tempo e con metodi di indagine seri.

 

Il test utilizzato ricerca le immunoglobuline G4 utilizzando la metodica ELISA, largamente in uso da decenni in tutti i laboratori di analisi.

Queste immunoglobuline vengono prodotte dall’organismo nel caso di una sensibilità ad uno o più alimenti: risultare negativi ad un dato alimento vuol dire che a questo, con probabilità del 99%, il nostro organismo non è sensibile e dunque il suo consumo non comporta alcun problema di intolleranza.

La positività, invece, è indice di sensibilità e per tanto richiede una modifica dell’assunzione dell’alimento incriminato: ciò comporta solo in casi estremi l’eliminazione dell’alimento in questione dalla dieta, mentre nella maggior parte dei casi la rotazione con altri alimenti riesce a risolvere il problema in tempi relativamente brevi.



La psoriasi è una malattia infiammatoria cronica della cute, la cui prevalenza varia nelle diverse aree geografiche da 0,65% a 4,8%. La maggior parte dei casi insorge entro la terza decade di vita. Familiarità per psoriasi si osserva nel 20-30% dei casi.

 

Eziopatogenesi

La psoriasi è una malattia complessa e multifattoriale, che insorge in individui geneticamente predisposti. Sono noti fattori scatenanti o che conferiscono rischio alla malattia:

Farmaci (principali):

 

  • Litio
  • Interferone
  • Antimalarici di sintesi
  • Traumi cutanei
  • Stress emozionali

 

Fattori ambientali:

 

  • Infezioni da streptococco Beta-emolitico
  • Infezioni da virus varicella-zoster
  • Virus dell’immunodeficienza acquisita (HIV)

 

 

Stili di vita:

 

  • Indice di massa corporea
  • Consumo di alcolici
  • Fumo di sigaretta

La psoriasi ha una patogenesi immuno-mediata che si traduce in infiammazione cutanea ed eccessiva proliferazione dei cheratinociti epidermici.

 

Aspetti clinici

La maggior parte dei casi di psoriasi (> 80%) è caratterizzata dalla presenza di placche eritemato-squamose in genere distribuite in maniera simmetrica nelle sedi estensorie di gomiti, ginocchia, regione sacrale e cuoio capelluto e alle mani.

Quando le lesioni interessano le pieghe cutanee la componente ipercheratosico-desquamativa è minima o assente (psoriasi inversa). Circa il 50% dei pazienti con psoriasi ha lesioni ungueali. In una parte dei pazienti, la psoriasi può colpire anche le entesi e le articolazioni (artropatia psoriasica), può essere associata anche al Morbo di Crohn, obesità, diabete mellito, dislipidemia, ipertensione arteriosa, malattie cardiovascolari.

La gestione a lungo termine del paziente con psoriasi grave deve quindi tenere conto di queste problematiche da un punto di vista diagnostico che preventivo-curativo.

 

Terapie

Nel 70-80% dei casi la psoriasi è di grado lieve o moderato e si giova, pertanto, di una terapia esclusivamente topica. Nel rimanente 20-30% dei casi la malattia si presenta in forma diffusa e richiede trattamenti sistemici e topici associati.

La fototerapia risulta particolarmente efficace nel trattamenti di questa patologia, perché le radiazioni UV inibiscono la proliferazione dei cheratinociti epidermici, ed esercitano un’attività immunosoppressiva sul sistema immunitario cutaneo bloccando l’abnorme attivazione linfocitaria. Risulta utile anche una valutazione nutrizionale in quanto una dieta ricca di verdure sembra avere un ruolo protettivo nei confronti di questa malattia.



L’acne è una malattia del follicolo pilosebaceo che inizia con una cheratinizzazione anomala della porzione più bassa dell’infundibolo (infrainfundibulo), con accumulo di materiale sebaceo e cheratinico e conseguente dilatazione del follicolo stesso (comedone), che secondariamente va incontro a flogosi. Esito non obbligatorio è la cicatrice che può essere atrofica o cheloidea. L’acne ha un’incidenza del 70-90% fra i giovani ed è presente anche nella popolazione adulta, in particolare quella femminile. L’acne è causa di importanti ripercussioni psicologico-sociali, basso livello di autostima e una ricaduta negativa sulla qualità di vita similmente ai pazienti asmatici ed epilettici.

 

Eziopatogenesi

L’acne polimorfa ha una eziologia multifattoriale:

  • Predisposizione ereditaria: spesso abbiamo l’insorgenza di acne in eguale misura nei gemelli monocoriali; inoltre l’incidenza della malattia è maggiore e più grave nella razza bianca.
  • Secrezione sebacea e microrganismi: sedi di sviluppo delle lesioni acneiche sono i follicoli sebacei e non i follicoli vestigiali e quelli terminali. I follicoli sebacei sono presenti soltanto nel volto e nella parte superiore del tronco, cioè nelle sedi di elezione dell’acne. Questi follicoli compaiono alla pubertà, età in cui frequentemente insorge l’acne, per trasformazione dei follicoli vestigiali ad opera probabilmente degli ormoni androgeni, con aumento considerevole della secrezione sebacea. Il sebo è comedogenico, soprattutto a causa degli acidi grassi liberi e dello squalene. Nella formazione degli acidi grassi liberi intervengono le lipasi prodotte dai microrganismi follicolari (in particolare il Propionibacterium acnes) sui trigliceridi del sebo; la secrezione di fattori chemiotattici da parte del Propionibacterium acnes attrae i neutrofili a livello del follicolo sebaceo; gli enzimi idrolitici dei neutrofili ledono la parete follicolare, e il suo contenuto, riversatosi nel derma, è una delle cause della condizione infiammatoria. Nelle lesioni acneiche si riscontrano soprattutto microrganismi come il Propionibacterium acnes e granulosum, Stafilococchi coagulasi negativi e Pityrosporum ovale.
  • Fattori endocrini: è stato dimostrato che nella cute con lesioni acneiche c’è aumento della conversione del testosterone in diidrotestosterone con tutte le possibili conseguenze che ciò può comportare riguardo alla quantità e qualità del sebo e la cheratinizzazione nel follicolo pilosebaceo.
  • Fattori emotivi: possono aggravare l’acne attraverso l’asse ipofisi-surrenalico.▪Fattori climatici: i raggi ultravioletti hanno un effetto positivo a breve termine; il caldo umido aumentando l’idratazione dello strato corneo, può aggravare l’acne.
  • Fattori chimici: l’acne è aggravata dall’azione di oli minerali e di altre sostanze acnegeniche.

 

Terapia dell’acne

Lo scopo della terapia topica e/o sistemica nell’acne è quello di intervenire sui supposti meccanismi patogenetici della malattia, cioè sulla secrezione sebacea, sull’anomala cheratinizzazione del follicolo, sui microrganismi. Oggi per la cura dell’acne abbiamo la possibilità di scegliere un numero considerevole di farmaci topici o sistemici; l’approccio terapeutico non può comunque prescindere da un’attenta valutazione del paziente e dal tenere presente alcune considerazioni:

  • valutazione del quadro clinico;
  • dell’età;
  • del sesso;
  • del desiderio di “presentabilità” del paziente;
  • dell’efficacia e della tollerabilità di precedenti terapie;
  • il considerevole utilizzo degli antibiotici per via orale ha portato ad un aumento delle resistenze dei microrganismi ai farmaci stessi;
  • recenti lavori hanno evidenziato che l’uso prolungato di tetracicline per via sistemica potrebbe essere associato nel sesso femminile ad un aumentato rischio di incidenza del tumore della mammella (ipotesi comunque da confermare);
  • l’isotretinoina, oltre ad essere teratogena, potrebbe evidenziare/slatentizzare problematiche psicologiche (depressione e tendenza al suicidio) in alcuni individui (forse predisposti);
  • inoltre è noto che nei mesi estivi in seguito ad una maggiore esposizione della pelle ai raggi ultravioletti riscontriamo un miglioramento delle lesioni acneiche (anche se di breve durata); questo miglioramento potrebbe essere la conseguenza di una reazione fotodinamica naturale determinata dall’azione della luce ultravioletta insieme alle porfirine (protoporfirina IX e coproporfirina III) prodotte dal Propionibacterium acnes durante la fase infiammatoria dell’acne.

 

Terapia fotodinamica cutanea (TFDc) e acne

L’uso della TFDc nell’acne risale al 2003.

Il meccanismo di azione della TFDc nell’acne sembra legato a più fattori:

  • azione antibatterica indiretta nei confronti del Propionibacterium acnes;
  • azione di disattivazione della ghiandola sebacea e/o di modificazione del sebo (studi istopatologici evidenziano una marcata atrofia e parziale distruzione dei lobuli ghiandolari);
  • evidente azione antinfiammatoria;
  • moderata azione di peeling con apertura ed eliminazione dei comedoni e/o delle microcisti; questa azione può essere potenziata con la preparazione della cute con una preparazione domiciliare a base di acido salicilico e acido glicolico prima della TFDc;
  • azione stimolante il metabolismo dei fibroblasti con incremento della produzione di collagene I con conseguente miglioramento dei processi di cicatrizzazione delle stesse lesioni acneiche;
  • effetto psicosomatico positivo in quanto il paziente percepisce l’effetto benefico della terapia già dopo la prima seduta di TFDc.

 

Il protocollo terapeutico prevede un trattamento ogni due settimane circa; in relazione alle zone cutanee trattate e al quadro clinico iniziale si eseguono solitamente da 4 a 6 sedute. I risultati dimostrano una sensibile riduzione delle lesioni acneiche già dopo la prima seduta (spegnimento della componente infiammatoria e una riduzione dei comedoni aperti) e con un continuo miglioramento del quadro clinico con scomparsa delle lesioni papulo-pustolose al termine del protocollo. Inoltre la “texture” della pelle in genere appare migliorata, probabilmente per un effetto di fotopeeling.

Alcuni studi su casi clinici di acne trattata con TFDc evidenziano un follow up di due anni e una possibilità di recidive intorno al 20%, in particolare in pazienti con lesioni localizzate oltre al volto anche al dorso; in questi per stabilizzare i risultati, è stato necessario intervenire con altre due sedute di TFDc sempre a distanza di due settimane l’una dall’altra. I buoni risultati ottenuti anche in considerazione, per il paziente, del positivo rapporto rischi/benefici confortano nella scelta di questa metodica nel trattamento dell’acne. Inoltre la TFDc nel trattamento di questa patologia presenta una serie di vantaggi, quali:

  • non è necessario utilizzare farmaci;
  • il trattamento può essere ripetuto tutte le volte che il dermatologo lo ritenga necessario senza perdere l’efficacia terapeutica;▪la terapia presenta un alto profilo di sicurezza;
  • gli effetti collaterali sono ben gestibili dal medico e dal paziente e non lasciano esiti cicatriziali o iperpigmentazioni post-infiammatorie permanenti;
  • il miglioramento è visibile già dopo una seduta con notevole effetto psicosomatico positivo per il paziente.

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Le prove epicutanee (patch test) rappresentano le prove diagnostiche elettive nelle dermatiti di contatto.

 

Si usa in genere una serie preordinata di allergeni più comunemente responsabili o di miscele allergeniche.

 

Vengono impiegati supporti in strisce a cellette multiple montate su nastro adesivo poroso sulle quali sono applicate direttamente le sostanza allergeniche, posizionate a livello del dorso.

 

La lettura dei risultati può essere effettuata dopo 48/72 ore.



Acne: domande e risposte

Esistono malattie della pelle che, oltre ad essere responsabili di un malessere fisico, possono causare imbarazzo e nei casi più gravi un vero e proprio disagio sociale. Tra queste si può annoverare certamente anche l’acne.
Cos’è esattamente l’acne?
L’acne è una malattia del follicolo pilosebaceo, che comporta una cheratinizzazione anomala della parte più bassa dell’infundibolo (il segmento più alto del follicolo pilifero) con conseguente ostruzione del canale pilifero stesso e accumulo di materiale sebaceo. Questo determina la dilatazione del follicolo e l’insorgere del comedone, dando luogo alla fine ad un processo infiammatorio. Non spaventiamoci però di fronte a questa descrizione, l’acne infatti è una malattia infiammatoria curabile!

Perché ho l’acne?

Diversi sono i tipi di acne, dalle più lievi alle più gravi, così come molteplici sono le cause, dalla predisposizione ereditaria alla proliferazione di microrganismi nelle lesioni acneiche, da fattori endocrini a fattori emotivi fino a cause ambientali e climatiche come il caldo e l’umido, nonché fattori chimici come l’azione di sostanze acnegeniche e comedogene. Non scordiamoci che l’acne è una malattia multifattoriale e come tale alla base del suo insorgere possono trovarsi più cause, alcune scatenanti, altre aggravanti.

Ho trent’anni ma soffro ancora d’acne, è normale?

L’acne è una malattia della pelle che è tradizionalmente legata all’adolescenza. Infatti ha un’incidenza del 70-90% sulla popolazione giovanile, ma questo non significa che non possa soffrirne anche un uomo o una donna adulta. Tra gli adulti a dover combattere con l’acne troviamo soprattutto le donne e spesso in questi casi la presenza dell’acne è legata a fattori ormonali e soprattutto al ciclo ovarico femminile.

Quali sono le terapie migliori per guarire dall’acne?

Ormai possiamo scegliere tra uno svariato numero di terapie topiche e/o sistemiche che tendono a colpire i meccanismi patogenetici dell’acne come le terapie farmacologiche per via orale e l’utilizzo di creme specifiche, così come numerose sono anche le opzioni per migliorare la tessitura cutanea che mirano ad eliminare i segni delle lesioni acneiche come peeling, needling o trattamenti laser quali quelli effettuati con il laser FRAXEL. Una delle migliori scelte terapeutiche è però senza dubbio quella della TFDc, la terapia fotodinamica.

Come agisce la TFDc, la terapia fotodinamica, contro l’acne?

La terapia fotodinamica è una terapia a carattere non invasivo con molteplici benefici, dal profilo di alta sicurezza e i cui effetti collaterali sono ben gestibili dal medico. Brevemente la TFDc opera una:•Azione antibatterica •Azione di disattivazione della ghiandola sebacea e/o modificazione del sebo•Azione antinfiammatoria•Moderata azione di peeling•Intensificazione della produzione di collagene con miglioramento evidente degli esiti cicatriziali acneiciLa terapia fotodinamica permette quindi non solo di guarire dall’acne, ma anche di migliorare l’aspetto estetico della pelle a seguito della malattia senza i rischi legati alle terapie farmacologiche, senza iperpigmentazioni post-infiammatorie permanenti o esiti cicatriziali definitivi.

Esistono degli accorgimenti che possono aiutare prima, dopo e durante il trattamento terapeutico?

Certamente tentare di non preoccuparsi di fronte alla comparsa o al peggioramento dell’acne aiuta a non aumentare i fattori emotivi e di stress causa della malattia, così come evitare di schiacciare i comedoni, i cosiddetti punti neri, o le papule e le pustole è uno dei migliori accorgimenti per scongiurare ulteriori cicatrici. Inoltre una giusta e controllata esposizione solare nei mesi estivi migliora, seppur brevemente, le lesioni acneiche. Ricordiamoci infine che una sana ed equilibrata alimentazione è sempre fonte di benessere per l’intero individuo e come tale è un valido aiuto in ogni processo di guarigione.

Se siete interessati ad una valutazione del vostro quadro clinico e all’impostazione di una terapia contro l’acne e alla TFDc chiamate il 335 81 99 360 o andate a questa pagina per richiedere un appuntamento e/o valutare le vostre esigenze.


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Si distinguono:

 

  • Nevi o nei, congeniti o acquisiti, la cui comparsa e il cui numero dipende dalla predisposizione familiare e dall’esposizione solare.
  • Melanoma: tumore della pelle che deriva dalla degenerazione dei melanociti.

 

Si manifesta generalmente in età adulta, raramente sotto i 18 anni.

Solo una parte dei melanomi (circa il 20-30%) deriva dalla degenerazione di un nevo preesistente, mentre la maggioranza di essi nasce “ex novo” da cute sana.

Il melanoma si accresce nel tempo cambiando forma (di solito diviene più irregolare) e colore (diviene più scuro e variegato).

È importante che chi noti sulla sua pelle una lesione pigmentata che mostra cambiamenti come sopra illustrato si rivolga per un controllo dermatologico.

 

Cause che determinano l’Insorgenza del Melanoma

Come per molti tumori, lo sviluppo di tale patologia è il risultato di una interazione complessa tra predisposizione genetica e fattori ambientali.

 

Fattori Genetici:

  • Fototipo: i soggetti che si scottano sempre al sole e che di solito hanno pelle chiara e capelli biondo-rossi (fototipo I) sono quelli più a rischio per il melanoma. Non dimentichiamoci però che anche i soggetti con la pelle più scura (fototipo III) possono andare incontro a melanoma.
  • Familiarità per il melanoma
  • Pregressa storia personale di melanoma
  • Numero e dimensione dei nevi: soggetti con un numero elevato di nevi (oltre 50) e/o con nevi congeniti di grandi dimensioni

 

Fattori Ambientali:

 

  • Esposizioni solari inadeguate o eccessive responsabili di scottature e/o ustioni solari.
  • Aver riportato scottature solari nel corso dell’infanzia e dell’adolescenza e quindi un’esposizione solare intermittente rappresenta il fattore rischio più importante per l’insorgere del melanoma.

 

Prevenzione del Melanoma

Risultano fondamentali per la prevenzione del melanoma un esame accurato della propria pelle è la prima forma di prevenzione che ognuno può attuare secondo le regole ABCDE.

 

Diversamente dai comuni nevi il melanoma presenta le seguenti caratteristiche:

 

  • Asimmetria: le due metà della lesione non sono sovrapponibili
  • Bordi: i margini sono irregolari, frastagliati o indentati
  • Colore: molto scuro, a volte francamente nero o marrone scuro o nerastro, a volte con aree più chiare o rossastre o grigie
  • Dimensioni: è raro un melanoma di meno 5-6 mm di diametro
  • Evoluzione: qualsiasi formazione pigmentata che raddoppi il suo diametro di 6-12 mesi deve essere giudicata sospetta
  • Età: prima della pubertà il melanoma è pressoché inesistente

Nel caso di un cambiamento di forma, di colore o di dimensione è necessario rivolgersi immediatamente al dermatologo.

 

Corretta Esposizione Solare

Poiché l’unico fattore di rischio ambientale per il melanoma oggi dimostrato è l’eccessiva esposizione solare, risulta importante, sia negli adulti che nei bambini, seguire delle regole per una efficace foto protezione:

 

  • Evitare le ore più calde (corrispondenti alle ore di maggiore irraggiamento UV)
  • Esporsi gradualmente al sole usando sempre creme solari ad alta protezione
  • Ricordare che il sole si prende anche in acqua
  • Ricordare che più del 90% dei raggi UV può attraversare le nubi
  • In caso di esposizione solare prolungata oltre alle creme ad alta protezione è consigliabile ricorrere all’uso di indumenti protettivi (maglietta e cappello)

 

Pur attenendosi a tali regole non si ha mai la garanzia assoluta di non sviluppare un melanoma, quindi è importante la periodica sorveglianza, ogni mese, che la persona può autonomamente svolgere sulla propria cute.

 

Epiluminescenza Digitale

Oggi è possibile in alcuni casi clinici evitare il ricorso alla biopsia escissionale grazie alla epiluminescenza digitale, strumento che può migliorare la precisione della diagnosi.

 

Asportazione chirurgica dei nevi sospetti

Non presenta pericolo e non favorisce in alcun modo la comparsa del melanoma; la mancata escissione rappresenta sempre un’imprudenza.



Papilloma Virus Umano o HPV (Verruche e Condilomi)

 

Il papilloma virus umano o HPV (acronimo di Human Papilloma Virus) è un virus appartenente al gruppo dei papillomavirus, è un virus nudo, quindi senza pericapside, dotato di genoma a DNA circolare a doppio filamento. Appena entrato dentro le cellule fa esprimere alcuni geni detti “early” (indicati con la lettera E) che servono a modificare il metabolismo della cellula infettata per metterlo al servizio dell’HPV, il quale poco prima della fuoriuscita dalla cellula fa sintetizzare altre proteine dette “late” (indicate con la lettera L) che sono in particolare due proteine strutturali, che associandosi tra loro formano la struttura icosaedrica del capside virale.

 

Le infezioni da HPV sono estremamente diffuse e possono causare malattie della pelle e delle mucose.Le proteine precoci del virus hanno lo scopo di favorire la crescita e la divisione della cellula; HPV può infatti replicare solo nelle cellule in replicazione, in quanto non codifica per una sua DNA polimerasi e ha bisogno della polimerasi della cellula ospite (che viene sintetizzata nelle cellule in attiva divisione). Le cellule bersaglio del virus sono per questo gli epiteli della cute e delle mucose, che si rigenerano in continuazione. A seconda del luogo dell’infezione si avranno dunque verruche nella cute e papillomi nelle mucose. La patogenesi è dunque la crescita cellulare indotta dal virus negli strati basale e spinoso degli epiteli.Si conoscono oltre 100 tipi di HPV, dei quali la maggior parte causa malattie non gravi, quali ad esempio le verruche cutanee. Alcuni tipi di HPV possono tuttavia causare tumori benigni quale il condiloma genitale e anche maligni quale il cancro al collo dell’utero, al cavo orale, all’ano, all’esofago, alla laringe. I condilomi, generalmente provocate dal virus HPV, sono dell’escrescenze della pelle di tipo verrucoso che colpiscono di preferenza le zone genitali, sia nel maschio (glande, meno frequentemente sotto il prepuzio, corpo del pene e scroto) sia nella femmina (perineo, vulva, vagina e cervice uterina). Tutti i tumori del collo dell’utero sono causati dall’HPV. I tipi di virus del papilloma umano possono venire suddivisi in HPV a basso rischio, i quali attaccano la cute (6, 11, 42, 43, 44) e HPV ad alto rischio, i quali attaccano le mucose (16, 18, 31, 33, 35, 39, 45, 51, 52, 56, 58, 59, 68). Si calcola che oltre il 70% delle donne contragga un’infezione genitale da HPV nel corso della propria vita, ma la grande maggioranza di queste infezioni è destinata a scomparire spontaneamente nel corso di pochi mesi grazie al loro sistema immunitario. Solo in caso di persistenza nel tempo di infezioni di HPV ad alto rischio oncogenico è possibile, in una minoranza dei casi e nel corso di parecchi anni, lo sviluppo di un tumore maligno del collo uterino.

 

Infezioni genitali da HPV

Gli HPV si contraggono tramite contatto diretto (sessuale, orale e cutaneo). Non sono presenti in liquidi biologici quali sangue o sperma. Il rischio di contrarre una infezione da HPV aumenta con il numero dei partner sessuali, ed é massimo nell’età più giovanile (20-35 anni). Il virus è più frequentemente trovato tra le popolazione promiscue e in condizioni precarie di igiene. L’uso del profilattico non pare avere azione protettiva completa in quanto l’infezione è spesso diffusa anche alla cute della vulva e perineo. L’infezione da HPV è asintomatica nella maggior parte dei casi. In alcuni casi, si può invece manifestare con condilomi in sede genitale (pene, vulva e perineo). Le lesioni da HPV del collo uterino possono essere riconosciute mediante il Pap test, la colposcopia o tecniche di patologia molecolare e le lesioni del pene mediante la penescopia.Come in molte infezioni virali, la terapia dell’HPV è spesso problematica. Poiché tuttavia la maggior parte delle infezioni da HPV regredisce spontaneamente, solo una minoranza dei casi richiederà un trattamento. Nei casi d’infezione persistente del collo uterino, non esistono attualmente trattamenti non invasivi di elevata efficacia. Nel caso l’infezione sia associata a modificazioni precancerose dell’epitelio, possono essere prese in considerazione la laserterapia o la conizzazione. Per la rimozione dei condilomi acuminati della vulva, pene o perineo si può ricorrere:

• Laser CO2: consiste nella bruciatura delle lesioni.

• Radiobisturi: consiste nella bruciatura delle lesioni.

• Crioterapia: congelamento dell’area affetta tramite azoto liquido, applicato localmente mediante batuffolo di ovatta oppure nebulizzato con una bomboletta spray. In questo modo le cellule ustionate del derma formano una bolla e si staccano dal tessuto sottostante permettendo all’epidermide di rigenerarsi; la ferita va trattata come un’ustione e protetta dalle infezioni.

• Podofillina: principio attivo capace di distruggere i condilomi. Questa sostanza impedisce la mitosi cellulare, che nelle cellule infette è accelerata, disgregando l’infezione .

• Terapia fotodinamica o PDT (acronimo di Photodynamic Therapy): consente oltre alla distruzione della lesione anche una bonifica dell’area circostante la lesione.

• Vaccini: nel caso dell’HPV ci sono due strategie vaccinative: preventiva e terapeutica. La prima si interessa di prevenire l’insorgenza delle infezioni, la seconda (ancora a un livello sperimentale) di curarle una volta che queste sono già in atto.

 

Per il trattamento delle verruche volgari cutanee i protocolli attualmente utilizzati sono i seguenti:

• Asportazione chirurgica: consiste nell’asportazione totale della zona cutanea affetta. La ferita causata dal bisturi si risana ma resta più o meno evidente una cicatrice. Data la verosimile recidività della verruca questo metodo è sempre meno utilizzato.

• Crioterapia

• Preparati cheratolitici: viene applicato un liquido a base di aciso salicilico, acido lattico, collodio elastico o combinazione dei tre. Questo tipo di farmaco accelera il ciclo di maturazione della verruca facendola salire in superficie e permettendone il distaccamento spontaneo.

• Iniezioni intralesionali: consistono nell’iniezione di interferone all’interno della verruca stessa. Questo processo porta alla morte del virus interrompendone il ciclo.

• Laser CO2

• Pulsed Dye Laser: consiste nel colpire la componente vascolare presente nelle verruche. Solitamente sono necessarie 1-2 applicazioni a distanza di circa un mese l’una dall’altra.


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