Il sito ufficiale del dottor Claudio Comacchi, Dermatologo, Tricologo.

La vitiligine

La terapia della vitiligine: un approccio proporzionato all’attività clinica della malattia

La vitiligine è una malattia caratterizzata dalla formazione di chiazze ipo-acromiche della cute dovute alla focale scomparsa dei melanociti epidermici.

In base alla modalità di distribuzione e all’estensione delle lesioni vengono distinte le seguenti forme di vitiligine:

Generalizzata (è la forma di più comune osservazione e colpisce bilateralmente più distretti cutanei con caratteristiche di simmetricità).

Acrofaciale (caratterizzata dall’interessamento preminente del volto, soprattutto nelle regioni periorifiziali, e delle estremità più distali degli arti).

Localizzata (colpisce una/due regioni del corpo).

Segmentale (con lesioni confinate ad una metà del volto, del tronco o a un dermatomero).

Seborroica (localizzata principalmente nelle aree seborroiche, in particolare del volto).

 

La vitiligine generalizzata colpisce circa l’1% della popolazione mondiale senza significative differenze di sesso o razza.

La vitiligine generalizzata  è un disordine cutaneo in cui l’ipotesi patogenetica autoimmune è la più accreditata. La reazione immune verso un antigene ancora non univocamente identificato, innesca un processo apoptosico del melanocita che lo conduce alla morte cellulare. L’andamento clinico della vitiligine differisce alquanto dalle comuni malattie autoimmunitarie, sotto il profilo della progressione clinica. Infatti nella vitiligine si assiste  a periodi di peggioramento, periodi di stazionarietà ed addirittura a momenti in cui si ha ripigmentazione anche spontanea, comportamento questo che la assimila in parte alla alopecia areata.

Sia la prima chiazza che i periodi di peggioramento sono spesso indotti da traumi, fisici o relazionali, indotti da farmaci o squilibri ormonali. La progressione può essere delle più varie così come le sedi cutanee colpite, anche se le maggiormente coinvolte dall’inizio risultano essere il volto e le mani.

I periodi di quiescenza possono essere lunghi anche anni mentre i periodi di peggioramento non superano quasi mai pochi mesi (anche senza terapia).